Background teorico

Il Capitale Matematico: Dalla teoria di Bourdieu all’equità nell’apprendimento della matematica

La teoria del capitale culturale e sociale di Pierre Bourdieu (1986) fornisce un quadro utile per concettualizzare l’idea di Capitale Matematico (MC). Bourdieu sostiene che il sistema educativo, piuttosto che essere un campo neutrale, valorizza e premia i tipi di capitale culturale posseduti dalle classi dominanti. Questa forma di vantaggio si traduce nella riproduzione delle disuguaglianze sociali, poiché gli studenti delle origini più privilegiate sono meglio equipaggiati per avere successo negli studi.

Sebbene Bourdieu si sia concentrato principalmente sul capitale culturale legato alle arti, il suo quadro può essere esteso per comprendere il ruolo del capitale culturale in altri campi, inclusa la scienza. Il concetto di capitale scientifico, sviluppato come estensione del lavoro di Bourdieu, si concentra specificamente sulle risorse e le disposizioni relative alla scienza che un individuo possiede (Archer et al., 2015). Queste risorse comprendono la conoscenza e le competenze scientifiche, le reti sociali con persone del campo scientifico e la partecipazione a pratiche legate alla scienza, come visite ai musei scientifici o letture di riviste scientifiche (Archer et al., 2015).

La ricerca ha dimostrato che il capitale scientifico è significativamente associato ad aspirazioni scientifiche e partecipazione all’istruzione scientifica (Archer et al., 2015; Moote et al., 2020). Ad esempio, gli studenti con un capitale scientifico elevato hanno maggiori probabilità di identificarsi come “persone scientifiche” e di aspirare a carriere scientifiche (Archer et al., 2015). Tuttavia, è stato osservato che il capitale scientifico è distribuito in modo diseguale tra gli studenti, con i ragazzi, gli studenti bianchi e quelli di estrazione sociale più elevata che tendono ad avere livelli più alti di capitale scientifico (Moote et al., 2020).

Il Capitale Matematico può essere concettualizzato come un sottoinsieme del capitale scientifico (Black & Hernandez-Martinez, 2016) legato a:

  • conoscenze e competenze e disposizioni matematiche che gli individui acquisiscono attraverso le loro esperienze e il loro background, ad esempio la capacità di applicare il ragionamento matematico nella vita di tutti i giorni o la fiducia nelle proprie capacità matematiche.
  • reti sociali con persone del campo matematico, come avere familiari o amici che lavorano in professioni legate alla matematica, che possono fornire accesso a informazioni, orientamento e supporto.

Comprendere il Capitale Matematico è essenziale per affrontare le disuguaglianze nella partecipazione e nel rendimento in matematica. Come accade per il capitale scientifico, il Capitale Matematico può influenzare il modo in cui gli studenti percepiscono le proprie capacità matematiche, le loro aspirazioni per il futuro e la loro possibilità di avere successo nei corsi di matematica. Ad esempio, uno studente con un elevato Capitale Matematico potrebbe sentirsi più a suo agio nel partecipare alle lezioni di matematica, porre domande e cercare sfide, mentre uno studente con un Capitale Matematico inferiore potrebbe sentirsi ansioso o scoraggiato, portando potenzialmente a un minore impegno e rendimento.

È importante riconoscere che il Capitale Matematico non è una caratteristica innata o fissa. Può essere sviluppato e coltivato attraverso interventi e supporto mirati da parte della scuola, della famiglia e della società nel suo insieme. Attività educative meno convenzionali, come quelle basate sull’uso dei meme, possono intercettare studenti con capitali matematici diversi, offrendo modalità di apprendimento più inclusive e accessibili. Gli educatori e i responsabili politici possono svolgere un ruolo fondamentale nella creazione di ambienti di apprendimento equi e inclusivi che forniscano a tutti gli studenti le risorse e le opportunità di sviluppare il proprio Capitale Matematico.

Meme e didattica: un nuovo linguaggio per rafforzare la partecipazione, l’apprendimento e la coesione in classe

Un Internet meme è definito dall’Oxford Dictionary come “un’immagine, un video, un testo, ecc., che viene condiviso rapidamente tra gli utenti di Internet, spesso con modifiche che lo rendono umoristico”. Questo genere di contenuto è particolarmente popolare tra le generazioni più giovani: oltre il 50% Generazione Z (nati tra il 1997 e il 2012) e il 48% dei Millennial (nati tra il 1981 e il 1996) riferiscono di inviare e/o visualizzare regolarmente meme, con una media di 20-30 al giorno (Tama-Rutigliano, 2019; Ypulse, 2019). Anche la più recente Generazione Alpha (nati dal 2013 in poi), crescendo in un ambiente digitale, sta sviluppando una forte connessione con la cultura dei meme, che sta già influenzando il modo in cui questa generazione interagisce con la tecnologia, l’informazione e l’apprendimento. La diffusione dei meme ha avuto origine nei primi anni 2000 con l’avvento delle piattaforme Web 2.0, che hanno facilitato la creazione e la condivisione di immagini digitali attraverso strumenti di editing sempre più accessibili (Börzsei, 2013). Come discusso da Mattoni e Ceccobelli (2018), questi cambiamenti possono essere compresi all’interno dei sistemi mediatici ibridi, che combinano logiche dei media tradizionali con quelle emergenti, creando nuove dinamiche di produzione e diffusione dell’informazione.

Nel tempo, i meme sono diventati un linguaggio collettivo e un mezzo privilegiato per l’interazione sociale online, capace non solo di veicolare idee complesse in modo sintetico ed efficace, ma anche di facilitare la negoziazione e l’espressione di identità condivise, contribuendo a creare un senso di appartenenza a una comunità o cultura (Fig. 1). Come osservato da Shifman (2014), i meme permettono agli individui di condividere prospettive personali pur rimanendo inseriti in un flusso comunicativo sociale: “consentono di essere sé stessi, insieme”. L’intersezione tra comunicazione digitale e costruzione delle identità collettive, osservata anche in ambiti politici e culturali (Mattoni & Ceccobelli, 2018), si riflette nell’uso dei meme per rafforzare le dinamiche di gruppo e il senso di comunità, un fenomeno particolarmente evidente nelle comunità online che scambiano meme matematici (Fig. 2), ovvero meme il cui contenuto incorpora idee matematiche (Bini et al., 2023). Questa capacità di combinare umoristicamente riferimenti culturali comuni con riflessioni personali rende i meme un mezzo particolarmente efficace per comunicare valori, norme e appartenenze, tanto a livello individuale quanto collettivo. Essi permettono agli utenti di posizionarsi rispetto agli altri, di riconoscersi in comunità di interesse e di rafforzare un senso di identità condivisa, ma possono anche creare barriere per chi non appartiene a quel particolare ecosistema culturale (Marino, 2022).

Un esempio iconico di meme, analizzato in dettaglio in Bini (2021) è Spiderman pointing at Spiderman (Fig. 1), originato da una scena della serie animata di Spiderman degli anni ’60. Questo meme rappresenta due personaggi identici che si indicano a vicenda, simboleggiando situazioni di equivoco, somiglianza o reciproca attribuzione di colpa. La versatilità di questo meme l’ha reso estremamente popolare, adattabile a contesti diversi grazie alla possibilità di aggiungere testi personalizzati che ne modificano il significato, spaziando da valutazioni personali sui social media (Fig. 2) a rappresentazioni di concetti matematici (Fig. 3). Il meme Spiderman pointing at Spiderman è significativo per il nostro progetto: esso ha ispirato la creazione del logo (Fig. 4). Nel logo, i due Spidermen rappresentano ME (Matematica) e MA (Meme), due dimensioni del progetto che si confrontano e interagiscono per analizzare il potenziale dei meme come artefatti culturali educativi. Inoltre, l’acronimo MEMA richiama intenzionalmente la voce del verbo “memare”, un neologismo che significa “creare meme” e che rappresenta il cuore del progetto, sottolineando la centralità dell’attività creativa e partecipativa legata ai meme.

In contesti educativi, l’utilizzo dei meme si sta progressivamente affermando come una opportunità per rendere le attività didattiche più divertenti, coinvolgenti e accessibili. Diversi studi hanno esplorato l’impatto dei meme nei processi di apprendimento, evidenziando effetti positivi sull’interesse degli studenti per le materie trattate e sulla loro motivazione. Ad esempio, i meme sono stati integrati con successo in ambiti come la medicina, la matematica e la contabilità, con risultati che mostrano maggiore partecipazione e coinvolgimento da parte degli studenti (Abou-El-Sood, 2024; Kayali & Altuntas, 2021; Mutua & Mwangi, 2023; Shahbaz et al., 2024; Sharif et al., 2024). Tuttavia, i risultati dell’effetto dei meme sulle performance accademiche sono contrastanti. In alcuni casi, gli studenti hanno mostrato miglioramenti significativi nella partecipazione (Bini et al., 2021) o nei test (Abou-El-Sood, 2024), mentre in altri, come nel caso della matematica (Mutua & Mwangi, 2023), non sono state rilevate differenze sostanziali. Questo suggerisce che l’effetto dei meme potrebbe variare a seconda della disciplina o del contesto.

Finora, la ricerca sull’uso didattico dei meme si è concentrata prevalentemente sulle performance degli studenti, trascurando altri fattori rilevanti come la percezione della coesione di classe. In contesti educativi, una classe coesa è caratterizzata da un alto livello di cooperazione e collaborazione tra gli studenti, che lavorano insieme per raggiungere obiettivi comuni (Leo et al., 2022). Studi sui processi di apprendimento cooperativo hanno dimostrato che i contesti collaborativi producono risultati migliori rispetto a quelli individualistici o competitivi, sia in termini accademici che personali e sociali (Gillies, 2016). Il potenziale dei meme nel rafforzare la coesione di classe emerge chiaramente in studi come quello di Bini (2022) che mostrano come l’uso di meme possa promuovere dinamiche collaborative, favorendo sia il senso di appartenenza che il successo accademico. Inoltre, le piattaforme digitali che accompagnano l’uso didattico dei meme offrono spazi di interazione che, se ben progettati, possono amplificare la coesione di gruppo e il senso di appartenenza (Gagliani Caputo et al., 2024; Mattoni & Ceccobelli, 2018).

I meme, in quanto linguaggio informale e condiviso, possono facilitare l’interazione tra studenti, contribuendo alla creazione di una identità collettiva e rafforzando il senso di appartenenza al gruppo classe. Attraverso l’uso dei meme, gli insegnanti possono favorire dinamiche di gruppo più coese, promuovendo un ambiente di apprendimento più inclusivo e stimolante. In questo senso, l’introduzione dei meme nelle attività didattiche non solo rappresenta un’opportunità per rendere più coinvolgenti i metodi di insegnamento, ma può anche offrire uno strumento per affrontare sfide complesse legate alla coesione e all’integrazione nelle classi contemporanee, contribuendo a rafforzare l’identità collettiva e a creare contesti educativi più inclusivi (Bini et al., 2021; Bini, 2022; Bini, 2024).